Le Blefariti

DATA 8 Settembre 2021 - Maurizio QUATTROMANI

Lo scopo di questo articolo, è quello di focalizzare l’attenzione dei nostri lettori sulle Blefariti, una patologia palpebrale spesso sottostimata ma che a volte può essere causa di disturbi oculari importanti. Va inoltre considerato che la scarsa correlazione tra sintomi (riferiti dal paziente) e segni di malattia (osservati dal medico), l’incertezza della eziologia e i meccanismi del processo patologico poco conosciuti, ne rendono difficoltosa anche la gestione. 

Ma … cos'è esattamente la blefarite?

E’ un’infiammazione, piuttosto comune, del bordo libero palpebrale, (tanto per intenderci la zona dove sono posizionate le ciglia), che è una regione anatomicamente complessa e poco conosciuta. In base al tipo d’infiammazione si possono distinguere fondamentalmente tre tipi di blefarite: iperemica, squamosa e ulcerativa. Nella forma iperemica il bordo palpebrale appare generalmente arrossato, e lievemente più gonfio. Nella forma squamosa, oltre ai sintomi appena descritti, si evidenzia anche della forfora localizzata nel punto di impianto delle ciglia. La forma ulcerativa, invece, si caratterizza per la formazione di piccoli ascessi e crosticine a livello dei follicoli piliferi, conseguenza di una colonizzazione batterica da stafilococco. La Blefarite si può manifestare in qualsiasi età, può recidivare, può interessare un solo occhio o entrambi e anche se fastidiosa, generalmente non causa danni permanenti alla vista.

Le cause sono molteplici, tutte in grado di scatenare, con diversi meccanismi, uno stato infiammatorio:

- I processi infettivi (da stafilococco o streptococco soprattutto) possono essere la causa primaria oppure complicare la blefarite stessa;
- Fattori allergici o ambientali come le polveri e il fumo;
- Malattie a carattere generale quali il diabete (sindrome metabolica) o un accumulo eccessivo di grassi;
- Disturbi alimentari (avitaminosi e difficoltà nella digestione);
- Malattia della pelle come la dermatite seborroica, la rosacea, la forfora del cuoio capelluto;
- Difetti di rifrazione non corretti con lenti (in particolare ipermetropia, astigmatismo);
- La disfunzione delle ghiandole di Meibomio.

… E lo stile di vita può influire?

E ovvio che sì !! Sarebbe importante seguire una alimentazione ricca di frutta, verdura fresca e proteine magre, (come quelle del pollo e del pesce) e limitare fortemente zuccheri e bevande a base di caffeina, che potrebbero peggiorare i sintomi della blefarite.

Come si riconosce una Blefarite?

E’ abbastanza semplice e volendo, ci si può arrivare anche da soli. Di solito è causa di arrossamento, gonfiore e prurito palpebrale. Per questo motivo si tende a strofinare con la mano la palpebra, sbagliando perché si favorisce l’infiammazione e la formazione di microlesioni. Poi, a seconda della gravità con cui si presenta, la blefarite può determinare altri disturbi più o meno frequenti: palpebre appiccicose con difficoltà ad aprire gli occhi al mattino, sensazione di calore sul bordo palpebrale, presenza di forfora o crosticine apprezzabili alla base delle ciglia, crescita anormale o anche nei casi più gravi caduta delle ciglia, occhi umidi e arrossati con bruciore e sensazione di sabbia o di corpo estraneo, maggiore sensibilità la luce, disagio nell’ utilizzo delle lenti a contatto, annebbiamento visivo. Tuttavia, per la diagnosi vera e propria è necessario ricorrere all’oftalmologo di fiducia. 

Anche se in genere la blefarite non è una malattia grave, in alcuni casi si possono verificare delle complicazioni più o meno serie. Tra queste, per la loro frequenza ricordiamo:

- Il calazio, conseguenza di una infiammazione cronica delle ghiandole di Meibomio che, localizzate nello spessore delle palpebre, sono deputate alla secrezione della componente lipidica del film lacrimale. L’infiammazione diffusa di queste ghiandole, è responsabile di un quadro clinico tipico e la sua evoluzione può portare a una ostruzione definitiva dei condottini di fuoriuscita del sebo, con successiva formazione di aggregati lipidici calcari, detti Dacrioliti. Inoltre queste concrezioni lipidiche ostruenti i dotti, vengono a essere degradati dalla lipasi, prodotti dalla flora batterica locale, causando così la formazione di acidi grassi liberi che irritano gli occhi e talvolta portano a una Cheratopatia puntata, ossia una infiammazione della cornea.
- L’orzaiolo, differisce dal Calazio sia per sede, in quanto si forma come conseguenza dell'interessamento delle ghiandole di Zeis (ghiandole a secrezione acquosa situate alla base delle ciglia), sia per modalità. Infatti, mentre il calazio è una infiammazione cronica, l’orzaiolo è un’infiammazione acuta causata quasi sempre da stafilococchi presenti sul bordo palpebrale. Tuttavia le due patologie possono coesistere oppure una condizione può provocarne l’altra.
- Le alterazioni del film lacrimale  possono evolvere verso la sindrome dell’occhio secco, una condizione di grave disconfort per chi ne è affetto.

La Blefarite si può cronicizzare?

Ebbene sì !! Le blefariti possono avere una evoluzione subacuta o cronica, elevata probabilità a recidivare, con resistenza alle terapie in uso. Pertanto, considerata tale tendenza e la notevole difficoltà a una guarigione definitiva, per prevenire la blefarite è necessario osservare alcune norme comportamentali. 

Per cui è fondamentale il rispetto delle regole igieniche per ridurre al minimo il rischio di ogni tipo d’infezione. Si raccomanda quindi di lavarsi sempre accuratamente le mani, specialmente prima di toccare gli occhi. Evitare l’uso promiscuo di oggetti (per esempio gli asciugamani), specialmente quando un familiare o convivente manifesta sintomi o segni di qualsiasi infezione oculare, per ridurre il rischio di contaminazione. Si raccomanda, inoltre, alle donne, di evitare l’utilizzo di cosmetici per gli occhi durante l’intera terapia.

di Maurizio Quattromani 

 

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