Storia di una matita

DATA 11 Ottobre 2021 - Elisa Chiriano

“Storia di una matita”, Michele D’Ignazio, Rizzoli, 2012, pp.114

Genere: narrativa per ragazzi

Età consigliata: da 7 anni

Il giovane Lapo si è appena trasferito in una grande città per realizzare il suo sogno: diventare illustratore. Ci spera talmente tanto che, a un certo punto, il suo corpo si trasforma in una gigantesca matita. Superato il turbamento iniziale, non si perde d’animo: trova un lavoro e si lancia alla scoperta di un mondo che ha un gran bisogno di essere ridisegnato. Nel frattempo anche le parole subiscono una trasformazione e, tra facce stupide e stupite, assumono una nuova veste, sorprendendo. Michele D’Ignazio è un abile scrittore. Sa giocare con la materia prima delle sue opere, coniugando con maestria suoni, lettere e parole; sa creare accostamenti bizzarri di segni e disegni; sa incuriosire divertendo i più piccoli; sa sorprendere i più grandi. La passione per la scrittura nasce intorno ai 15 anni. La grande biblioteca di famiglia si apre quasi improvvisamente davanti ai suoi occhi, come uno scrigno, rivelandogli tesori e misteri. Tra libri, storie, viaggi avventurosi, sorprendenti e avvincenti, inizia a navigare e, con costanza e abilità, riesce anche a dare continuità a ciò in cui crede. Casa Rizzoli accoglie Lapo e Michele. La vicenda incanta, conquista e contagia rapidamente chi ad essa si accosta. Inizia a viaggiare tra piccole mani e tra  banchi di scuolae, un po’ a sorpresa, va in scena con baracca e  burattini, in piccoli e grandi teatri. Il fil rouge è quello della metamorfosi, tema di kafkiana memoria. “La mia specialità è Pollock con patate al forno. Ne vado Giotto. È un piatto che Kandiskij con tante spezie e, dopo averlo mangiato, sono sempre Sanzio. Oh, per non dimenticare il vino, appena travasato dalle Botticelli. Se non vi piace il rumore, tappatevi le orecchie, perché qui di sicuro si farà un gran Picasso, evitando però di calpestare il Pratesi. Dalì c’è una visione splendida. Mirò il dito su quel personaggio così alto e Magritte, e poi quell’altro pennuto da sembrare un Pollock, lanciando un Dada a sei facce a quella ragazza con due Boccioni così, poi si rese conto che gli puzzava la Capucci e pensò di doversi fare un Duchamp, ma adesso Basquiat!” Immaginazione, fantasia, creatività sono alla base di tutto ma, dare totale libertà alle passioni, è rischioso. Occorre prestare attenzione alle controindicazioni: esiste una misura in tutte le cose! Ciò che conta è avere radici, per poi mettere le ali ed essere leali. I sogni non vanno trascurati, ma coltivati, perché, proprio come piccoli semi, sono in grado di dare vita a grandi storie. MicheleD’Ignazio racconta e descrive i grandi ai piccoli, in un percorso simbolico che vuole far sorridere, divertire e spiegare. Riesce a incantare con una semplicità che non è sinonimo di banalità, anzi! In fondo ciò che conta non è avere una vita spericolata, bensì ben temperata, come una matita! Nel corso degli anni Storia di una matita non lascia bensì raddoppia, moltiplicandosi a dismisura. Giunge in breve tempo alla dodicesima ristampa e viene tradotto in più lingue. Si arricchisce inoltre di una grafica nuova e di edizioni rinnovate, accanto a due splendidi compagni di viaggio, Storia di una matita a scuola e Storia di una matita a casa. Oggi più che mai Lapo vive il suo sogno lasciando il segno perché… disegnare è anche un po’ insegnare. 

Associazione Culturale Darvin.eu
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