Ennio

DATA 1 Febbraio 2022 - Antonio LUDOVICO

Ennio
Regia di Giuseppe Tornatore

Se è vero che l’Inghilterra ha avuto i Beatles e l’America Bob Dylan, è innegabile che - in quanto a genialità compositiva - anche l’Italia abbia avuto in Ennio Morricone un artista insuperabile e venerato in tutto il mondo. In questo corposo docufilm (lungo due ore e mezza) Giuseppe Tornatore tratteggia con mano sapiente tutta l’incredibile e lunghissima carriera del più grande dei compositori di musiche da film mai esistito. Ne viene fuori uno spaccato sincero, a tratti commovente, di un uomo che ha fatto dell’umiltà la sua grande forza. Oltre che di una straordinaria laboriosità, un’incessante dedizione al lavoro per tirare fuori il meglio da un talento purissimo che ha trovato - sin dalla metà degli anni sessanta - approvazione e riconoscimenti in tutto il globo. Si comincia dalle lezioni di tromba, così come il padre musicista voleva, per arrivare al grande maestro Goffredo Petrassi, con il quale divise amore e piccoli rancori, soprattutto negli anni dei grandi successi con le mitiche colonne sonore, parentesi assolutamente indigeste per il suo mentore. L’album dei ricordi sfila via con una leggerezza pari alla grandezza delle opere, grazie all’inventiva del suo autore, alle innovazioni che egli sapeva imprimere a un mondo - quello delle colonne sonore e della musica in generale- sin troppo paludato e stantio. Memorabili le sue intuizioni su brani di Mina, Edoardo Vianello, Gianni Meccia, così come indimenticabili risulteranno gli apporti a film che , senza le sue musiche, sembreranno delle magnifiche incompiute (La trilogia western di Sergio Leone, “Nuovo Cinema Paradiso “, “Mission”, “C’era una volta in America “ e tantissimi altri, fino a 500 almeno). Sfilano poi con entusiasmo giovanile, le testimonianze di gente come Sergio Leone, Bruce Springsteen, Giuliano Montaldo, Dario Argento, Quincy Jones, Quentin Tarantino, Clint Eastwood e tantissimi altri che si fa fatica a menzionare, in un profluvio di ricordi, riconoscimenti, attestati di stima e sincero affetto. Così come risultano efficaci le spiegazioni di Morricone circa le intuizioni che lo resero unico, a cagione di una semplicità di fondo che lo ingigantisce ancor di più. Due ore e mezza di interviste, racconti, testimonianze e in più - particolare di non poco momento- il conforto di musiche sublimi che fa sempre piacere ascoltare, anche un milione di volte. Un omaggio che Tornatore ha fatto con la grazia che lo ha sempre contraddistinto, mettendosi da parte e non vestendo gli abiti del protagonista, cosa che lo qualifica ancor di più come regista di vaglia. Secondo me da vedere e rivedere soprattutto nelle scuole, per capire il significato della parola “genio”. Emozioni allo stato puro. Chapeau.
Voto: 9

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