Lezioni di persiano

DATA 11 Novembre 2021 - Antonio LUDOVICO

Lezioni di persiano
L’orrore della Shoah, la sua brutalità, le nefandezze di un regime assolutista sono al centro del film di Vadim Perelman, regista ucraino naturalizzato canadese , tratto da una storia vera. Siamo nella Francia del ‘42 occupata dai nazisti e un giovane ebreo riesce a salvarsi la vita, spacciandosi per un persiano e anche dando lezioni di lingua “farsi” a un ufficiale delle SS. Incredibile vicenda - tratta dal libro di Wolfang Kohlhaase “Invenzione di una lingua”- basato, come detto, su una storia autentica che mostra l’odio viscerale dei tedeschi per gli ebrei, che non risparmia violenze gratuite, che descrive con dovizia di particolari la sottomissione dei prigionieri ai loro carcerieri. Il tutto in una Francia in ginocchio, triste, tetra, grigia, che non sa risollevarsi, che pare piegata allo strapotere nazista. Nel mezzo, un giovane che tenta di salvare la propria pelle dando  lezioni di “farsi” al nemico e che, una volta terminata la guerra, vorrebbe aprire un ristorante in Iran. Particolare non secondario, il giovane ebreo non conosce una sola parola di quella lingua e comincia a inventare termini a lui sconosciuti, che dovrà poi ricordare in futuro. La memoria come unica ancora di salvezza, la memoria che diventa metafora di vita e di ricordi, che costituisce il filo sottilissimo attraverso il quale Gilles (il nome del protagonista) riuscirà a cavarsela, a differenza dei suoi sfortunati compagni di viaggio, trasferiti nei campi dì concentramento in Polonia. Perelman non fa nessuno sconto allo spettatore in termini di violenza e brutalità, offre uno spaccato lugubre ma veritiero di un periodo abominevole, dove non c’è spazio per l’amore, sia pure accennato, per la musica, sia pure presente, per i sentimenti. Dove riecheggiano i volti scavati de “La vita è bella “, dove la dignità umana non ha nessun valore, dove la paura si percepisce e si tocca con mano (“Sono solo stanco… di cosa? Di avere paura”). Un film crudo ma vero, girato con mano sicura, che offre spunti di riflessione, che rapisce per narrazione e svolgimento. E che regala un bel finale. 
Voto:7,5

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