The French Dispatch

DATA 14 Dicembre 2021 - Antonio LUDOVICO

Risulta oltremodo difficile cercare di spiegare l’arte sghemba di un regista geniale come il texano Wes Anderson. Perché rifugge dai soliti schemi preconfezionati, perché lascia sempre con il fiato sospeso, perché non sai mai dove va a parare, perché non procede mai per linee rette. Anche il suo ultimo gioiello non sfugge a questa regola bislacca, quella di voler stupire a tutti i costi, di voler accompagnare lo spettatore attraverso percorsi scoscesi che, solo una mente “diversa”, riesce a decodificare. E infatti, si parla di vecchie redazioni di giornali (dovrebbe trattarsi del New Yorker), di artisti talentuosi ma poco conosciuti, di manicomi criminali, di modelle mozzafiato, di critici enogastronomici e di tantissime altre sfaccettature. Il tutto incastonato in un racconto del quale si stenta a tenere il filo, soffocato da troppe situazioni imprevedibili che si accartocciano non senza difficoltà, in un mare magnum di bozzetti divertenti e ben congegnati, interpretati da un cast di prim’ordine (Benicio Del Toro, Hilary Swan, Lea Seydoux, Bill Murray, Frances McDormand, Owen Wilson, persino il Fonzie di Happy Days , Henry Winkler). Collocato in un’epoca imprecisata- dovrebbe essere alla fine degli anni Sessanta- French Dispatch mette in mostra il genio visionario di un regista che non si limita al compitino, ma cerca di andare oltre l’immaginazione, cercando di prendere per mano lo spettatore e farlo entrare nel suo mondo color pastello, esattamente come fece qualche anno fa con il pluripremiato “Gran Budapest”. Se ci sarà riuscito, solo il tempo lo dirà, sta di fatto che di film insoliti come questo, il cinema ne ha bisogno come il pane, per risvegliarsi da un torpore , prodotto da due anni di fermo forzato.

Da vedere con grande attenzione.

Voto: 7,5

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