UN INCUBO DA SO(GN)HO

DATA 18 Novembre 2021 - Nicolò Vito Gallello

UN INCUBO DA SO(GN)HO

Ultima notte a Soho segna il ritorno, da assoluto mattatore, del regista Edgar Wright dietro la macchina da presa. Dopo la stupefacente "trilogia del cornetto" il particolare "Scott Pilgrim vs the World" e l'opera della maturità "Baby Driver", con questo "Last Night in Soho", il sempre maestoso Wright consegna allo spettatore un thriller dai contorni horror con numerose sfumature psichedeliche. Un film che, grazie alla prova attoriale delle due giovanissime attrici Thomasin McKenzie e Anya Taylor Joy, porta lo spettatore dentro una storia macabra, fatta di spiritismo e omicidi sospesi in un gioco di specchi che va dal 1960 ai giorni nostri. In una trama semplice, ma pregna di momenti di altissimo cinema, vediamo Eloise (Thomasin McKenzie ndr.) una giovane ragazza di campagna, vincitrice di una borsa di studio per una prestigiosa scuola di moda, avere un sogno (diventare una stilista), un dono (vede le presenze), una necessità (lasciare la confortevole campagna inglese per trasferirsi a Londra culla di tutto). La giovane a Londra inizia la sua esperienza formativa, finché un giorno decide di abbandonare il dormitorio per andare a vivere in un monolocale nella zona di Soho, dove inizia a vivere una vita parallela, riscoprendo e ripercorrendo in prima persona le sfortunate vicende di una giovane cantante degli anni '60, Sandy, interpretata da Anya Taylor Joy. Le due figure, molto simili ma contemporaneamente così diverse, così reali ma tanto belle da essere quasi artefatte, costruite, inarrivabili per tutti, si mescolano in un thriller  in cui convivono presente e passato, fino a un finale esplosivo con un crescendo costante. In questa opera viene fuori la volontà del regista di trattare il tema della violenza sulle donne, il tema del doppio attraverso lo specchio, il sogno da inseguire e la necessaria determinazione che può spingere sino a estreme conseguenze pur di raggiungerlo. Anche in questa pellicola, come del resto per tutta la filmografia del giovane regista, la fa da padrona la musica. In questo “Ultima notte a Soho”, la musica diegetica irrompe, spezza il silenzio della tragedia umana e tocca punti di lirismo altissimi; le performance di Sandy (Anya Taylor Joy) incantano e commuovono per la forza scenica e la presenza principale nella narrazione. Ma non c'è solo questo, le trovate tecniche, che vengono tirate fuori nel girare il film, sono meravigliose, le immagini e le movenze delle due attrici, rappresentate in maniera speculare, sono una gioia per gli occhi, sembrano voler quasi giocare con la sanità mentale dello spettatore; la fotografia che va da punti di rosso a forti luci al neon, in alcuni momenti riprende lo stile di Nicholas Refn; la costruzione della tensione scenica vede le sue radici in un passato mai remoto, ma sempre attuale, si vede che il nostro Wright è un cultore della settima arte e questo suo totale amore è in grado di comunicarlo allo spettatore in ogni momento. Tutti questi fattori fanno di Last night in Soho un film, non esente da difetti, non un capolavoro, ma un film necessario. Una gioia per gli occhi che, in un marasma di B movie ad altissimo budget, ma totalmente privi di sostanza, splende di luce propria.

Voto 8

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